Il 2017 azzurro: un anno di atletica

27 Dicembre 2017

Fatti e protagonisti della stagione appena conclusa, tra pista, strada e corsa in montagna con l'elenco completo di tutte le maglie azzurre

di Giorgio Cimbrico

Raggi di sole che forano le chiome degli alberi del Mall londinese, in un gioco di luce e ombra disegnato da Leni Riefenstahl nell’indimenticabile bianco e nero di Olympia. Può essere l’immagine, la metafora dell’anno azzurro: le tenebre possono esser squarciate, promettere nuove e vicine albe. La silhouette essenziale della marciatrice Antonella Palmisano è comparsa a Pechino, ha concesso il bis a Rio, ha vinto in Coppa Europa e ha cercato e trovato una sua sempre più solida collocazione nell’ultimo giorno dei Mondiali. Nel finale che l’ha obbligata a fronteggiare avversarie che spesso abbandonavano la correttezza del gesto, la ragazza di Mottola ha saputo replicare con razionalità, con stile, con forza interiore, sino a raccogliere quel che era annotato nel suo registro di bordo e ad assicurare all’Italia un posticino nei cinque continenti di un medagliere sterminato. Con il suo sorriso, la sua delicata leggerezza e il fiore colorato nei capelli cucito, come sempre, da mamma Maria.

FILIPPO - Dalla brezza benigna di Savona alla curva dell’Olimpico, dal gradino traditore di piazza di Spagna al muro di vento frenante che spazza la Maremma, sino all’assaggio mondiale nello stadio di Stratford, chiuso nel tempo al centesimo - 20.62 - che il 3 settembre 1960 diede a Livio Berruti l’oro olimpico. È il percorso di Filippo Tortu e per chi vede nel sardo-brianzolo l’erede dell’elegante torinese, numeri, struttura, stile di corsa, atteggiamento sembrano trasformarsi in benigne congiunzioni astrali.

GIMBO - Solo chi cade può risorgere, attraversando una valle di lacrime che Gimbo Tamberi ha sparso nel boccaporto dello stadio olimpico di Londra. Prima, il ritorno, i viaggi da cavaliere errante, la percezione del miracolo che può prendere alla gola, la disperazione diventata rabbia quando in finale, con 2,29, il siriano Ghazal andrà sul podio, commosso come solo chi può offrire un pezzetto di sereno a un paese nella tenebra. Gimbo è tornato e dà appuntamento all’Olympiastadion di Berlino: la corona del Vecchio Continente è ancora sulla sua testa.

42 CHILOMETRI E 195 METRI: ECCO L'INGEGNERE - Quinto o sesto fa poca differenza. O meglio, la differenza la fa una linea del traguardo larga una ventina di centimetri, stesa sull’asfalto a metà del Tower Bridge. Ci arriva Gideon Kipketer ma l’ingegner Daniele Meucci è in agguato e un palmo troppo tardi è davanti. La morale è semplice, dettata da lui: la miglior maratona della sua vita. Per chi deve difendere il titolo europeo, eccellente premessa. Con il nuovissimo Moen di mezzo, un faccia a faccia su toni mediterranei e scandinavi.

IL CAPITANO - Il più vecchio è quello che sta più in alto. Per vedere e credere, consultare le graduatorie 2017 del salto triplo: Fabrizio Donato 17,32, sesto al mondo, due centimetri davanti al cubano Jordan Diaz, 25 anni più giovane e virtualmente figlio del veterano che ha sempre una pallottola in canna. La possibilità di tornare sulla pedana che lo aveva portato a eguagliare il bronzo di Beppe Gentile messicano svanisce per un infortunio. Si consola con il record mondiale master e con la decisione di non mollare. Subito dopo gli Europei, festeggerà il 42° compleanno. È tre passi dietro, tre passi avanti.

LA PEDIATRA DEI RECORD - A Berlino e New York il ritorno delle donne della maratona. Sul percorso dei record, Catherine Bertone chiude sesta in 2h28:34, quasi due minuti di progresso, miglior prestazione mondiale master a livello dei 45 anni. La poliglotta è nata a Bursa, in Turchia, è cresciuta a Belo Horizonte, è per parte materna francese, ha due figli e lavora al pronto soccorso pediatrico di Aosta. Ce n’è abbastanza per definirla una magnifica amateur, un fiore sbocciato in ritardo - ma va benissimo così -, uno dei personaggi più sorprendenti offerti dalla nostra atletica, la più amata dal popolo che ogni giorno, ogni domenica, corre provando un piacere interiore ma che può essere diviso con il resto della tribù. In questo mondo la dottoressa è una regina, un punto di riferimento, un modello. Incoraggiante, in previsione degli Europei berlinesi, scorrere la lista 2017 soffermandosi sulle “continentali”: davanti, solo due portoghesi e due tedesche.

UN BEL MORSO ALLA GRANDE MELA - Poco più di un mese dopo, tocca a Sara Dossena. Triatleta e duatleta che divora chilometri a decine, a centinaia sui pedali, adepta della corsa in montagna: è da queste esperienze che, vicina ai 33 anni, avverte di possedere la personalità giusta per correre la maratona dei ponti e dei grattacieli da protagonista in rosa acceso, assumendosi per metà strada il compito di dettare il ritmo, subendo, senza devastanti contraccolpi, il cambio di velocità che assesta alla gara la fisionomia finale e clamorosa. Per Sara, sesta, missione compiuta anche sotto il profilo cronometrico: voleva varcare i cancelli delle 2h30 e ci riesce per 21 secondi. Su strade più scorrevoli, due minuti in meno, c’è da giurarci.

ORIZZONTE FUTURO - Una Nazionale under 20 che è una forza d’urto. Sono i ragazzi di Grosseto: Vladimir Aceti, dai fini capelli biondi e gli occhi acquamarina, documenti etnici della natia Carelia, che fa rinascere la speranza, sempre rinviata, di avere un finalmente un azzurro sotto i 45 secondi; Alessandro Sibilio: cacciatore sugli ostacoli, giustiziere in staffetta, una di quelle “leg” che i britannici hanno saputo trasformare nella leggenda dei Capitani Coraggiosi, napoletano e vivace come il mercurio quando si libera dal vetro che lo tiene prigioniero; Andrea Dallavalle: un Orazio piacentino, capace di insinuarsi tra gli scuri Curiazi di Francia, l’erede di una tradizione profonda che prende il via mezzo secolo fa, con gli acuti olimpici di un altro personaggio sospeso tra storia e mito, Giasone Gentile.

CAMPIONI UNDER 23 - Da Grosseto a Bydgoszcz, due città innamorate d’atletica: Ayomide Folorunso, la regina dell’allegria, conquista la prima delle coroncine (l’altra sarà quella universitaria, a Taipei) che la invitano a stendere un piano di battaglia per Berlino. L’anno scorso, ad Amsterdam, il podio era vicinissimo sulla seconda curva: ora si tratterà di correre sino in fondo. La sua risata potrebbe seppellirle tutte. Yeman Crippa è il killer con gli occhi da cerbiatto: quella volata da euro-titolo è stata avvicinata a quelle di un altro finisseur capace di partire da dietro e saltare gli avversari come birilli. L’iniziale del cognome è la stessa. Per finire, un podio di bronzo nel cross: una delle sue specialità di parata. Yohanes Chiappinelli è un peso piuma che vola oltre ostacoli e fossa dell’acqua, dallo spirito che vola sempre alto. L’assaggio iridato diventa parte del bagaglio di esperienza.

RITORNI, RIVINCITE E RISCATTI - Dopo un Mondiale incolore, il nome di Taipei affiancherà per sempre i ricordi più piacevoli di Irene Siragusa: un successo, un secondo posto, la doppia salita sul podio (nei 200 in compagnia di Anna Bongiorni), le prestazioni di spessore, la consapevolezza di aver spazzato via, nella pioggia asiatica, il grigiore londinese. Ad Avila, la città castigliana munita di un’arcigna cerchia di mura, la capital mas alta de Espana, Laura Strati valica una barriera, quella dei 6,70, che ammette la bella vicentina nella prima fascia mondiale di merito. Un ingresso importante. Tutti gli altri in gradevoli pillole: Marco Fassinotti chiude la stagione del ritorno con due secondi posti di peso (agli Europei per Nazioni e all’Universiade) e con la stessa misura di Tamberi; Marco De Luca offre la solita regolarità e fallisce per l’inezia di 21 secondi l’ingresso nei primi otto; Marco Lingua si libera finalmente dalle pastoie della gabbia e a 39 anni, dopo aver superato lo scoglio delle qualificazioni, è decimo, il migliore dentro lo stadio. A marzo, invece, il team senior maschile aveva conquistato una storica vittoria nella Coppa Europa di lanci a Las Palmas, nell’isola spagnola di Gran Canaria. Poi nella Coppa Europa di marcia a Podebrady, in Repubblica Ceca, il terzo posto di Michele Antonelli ha trascinato la formazione azzurra della 50 km all’argento, come le donne sulla 20 km vinta da Antonella Palmisano. Seconda posizione per la squadra maschile italiana anche nella capitale bielorussa Minsk, alla Coppa Europa dei 10.000 metri.

L'ORO DELLA MONTAGNA - Silvia Rampazzo (iridata di corsa in montagna lunghe distanze e bronzo mondiale nel trail), Xavier Chevrier (campione europeo di corsa in montagna), Francesco Puppi (campione mondiale di corsa in montagna lunghe distanze) scandiscono altre tappe in cui la squadra azzurra dimostra lucida qualità nelle prove estreme. I titoli mondiali della veneziana e del comasco, quello europeo del valdostano appartengono a una magnifica normalità.

LANCI PER UN SOGNO - Daisy Osakue, torinese, nigeriana, un po’ texana e soprattutto azzurra. Era il colore che voleva portare addosso, quello del paese dove è nata e cresciuta. I politici fanno un gran parlare dello ius soli battibeccando come capponi e la discobola, arrivata non lontana dai 60 metri, ne è l’esempio più chiaro. Accanto a lei, tutte le altre e tutti gli altri che l’atletica italiana ha riunito per un miracolo di integrazione, di solida e consapevole realtà. Quando c’è il giavellotto di mezzo, si tira in ballo il braccio d’oro. Carolina Visca, romana più o meno figlia d’arte (papà Alberto lanciava il martello) aspira a quella sostanza preziosa. Per ora, è euro-argento ma la data di nascita, il 2000, lascia intravedere un futuro interminabile.


MEDAGLIERE ASSOLUTO 2017

Campionati Mondiali, Londra (Gran Bretagna)
1 bronzo: Antonella Palmisano (20km marcia)

Campionati Europei indoor, Belgrado (Serbia)
1 argento: Fabrizio Donato (triplo)

Universiadi, Taipei
2 ori: Irene Siragusa (200), Ayomide Folorunso (400hs)
2 argenti: Marco Fassinotti (alto), Irene Siragusa (100)
2 bronzi: Claudio Stecchi (asta), Anna Bongiorni (200)

Campionati Mondiali di corsa in montagna, Premana
2 argenti: Xavier Chevrier, Bernard Dematteis, Martin Dematteis, Cesare Maestri (squadra maschile), Alice Gaggi, Ivana Iozzia, Sara Bottarelli, Roberta Ciappini (squadra femminile)

Campionati Mondiali di lunghe distanze di corsa in montagna, Premana
4 ori: Francesco Puppi (individuale), Silvia Rampazzo (individuale), Francesco Puppi, Alessandro Rambaldini, Luca Cagnati, Gil Pintarelli, Nicola Spada (squadra maschile), Silvia Rampazzo, Antonella Confortola, Stephanie Jimenez, Lisa Buzzoni, Barbara Bani (squadra femminile)

Campionati Europei di corsa in montagna, Kamnik (Slovenia)
1 oro: Xavier Chevrier (individuale)
2 argenti: Xavier Chevrier, Francesco Puppi, Alex Baldaccini, Cesare Maestri (squadra maschile), Valentina Belotti, Sara Bottarelli, Alice Gaggi, Samantha Galassi (squadra femminile)
1 bronzo: Francesco Puppi (individuale)

Campionati Mondiali di trail, Badia Prataglia
1 argento: Silvia Rampazzo, Gloria Giudici, Barbara Bani, Lidia Mongelli, Lisa Borzani, Lara Mustat (squadra femminile)
1 bronzo: Silvia Rampazzo (individuale)

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