Maratona: Berlino, assalto al record

21 Settembre 2017

Sul veloce percorso della capitale tedesca, stabilite finora 6 delle migliori 7 prestazioni maschili nella storia. Domenica 24 settembre in tre proveranno a battere il primato del mondo.

di Giorgio Cimbrico

Segni particolari della maratona di Berlino: velocissima, generosa. Sufficiente dire che ha prodotto sette record del mondo tra gli uomini e tre al femminile, con l’abbattimento dei muri delle 2h05’, delle 2h04’, delle 2h03’, delle 2h20’. Questi, in ordine cronologico.


Uomini

1998 Ronaldo da Costa (Brasile) 2h06’05”
2003 Paul Tergat (Kenya) 2h04’55”
2007 Haile Gebrselassie (Etiopia) 2h04’26”
2008 Haile Gebrselassie (Etiopia) 2h03’59”
2011 Patrick Makau (Kenya) 2h03’38”
2013 Wilson Kipsang (Kenya) 2h03’23”
2014 Dennis Kimetto (Kenya) 2h02’57”

Donne
1977 Christa Vahlensieck (Germania Ovest) 2h34’48”
1999 Tegla Loroupe (Kenya) 2h20’43”
2001 Naoko Takahashi (Giappone) 2h19’46”

La quantità di prestazioni maschili attestate tra le prime 20 di sempre è impressionante: 10, la metà. Della collezione, rimanendo alle posizioni più nobili, fanno parte la prima (Dennis Kimetto), la seconda (2h03’03” di Bekele), le due quarte, 2h03’13” sia di Emmanuel Mutai che di Wilson Kipsang, la sesta, 2h03’23” ancora di Kipsang, la settima, 2h03’38” di Patrick Makau. Ancora un paio di dati sull’impressionante qualità: Emmanuel Mutai nel 2014 e Kipsang l’anno scorso hanno ottenuto con 2h03’13” i due più veloci tempi perdenti nella storia dei 42 km, e il 2h04’55” di Paul Tergat, record del mondo dal 2003 al 2007, figura al 13° posto tra i tempi firmati nella prova che parte e arriva negli immediati pressi della Porta di Brandeburgo dopo aver percorso alcuni dei quartieri-città della capitale: Charlottenburg, Moabit, Schoenenberg, sino a Mitte e all’Unter den Linden, il viale dei tigli che porta verso il traguardo.

Tra le donne, il record della corsa è 2h19’12”, datato 2005, della giapponese Mizuki Noguchi, sesta di tutti i tempi e in possesso della decima prestazione di sempre. È seguita dalla tedesca, di radici kazake, Irina Mikitenko, 2h19’19”, dalla keniana Gladys Kiprono, 2h19’25” e dalla giapponese Yuko Shibui, 2h19’41” che con questi tempi berlinesi occupano la settima, ottava e tredicesima posizione di sempre con prestazioni inserite tra le prime venti.

Quest’anno Mark Milde, il direttore della maratona sostenuta dalla Bmw, ha inserito una marcia in più organizzando la più accesa delle sfide possibili: l’etichetta è “tre campioni, due ore, un sogno”. Nulla da eccepire sui tre campioni e sul sogno: quanto alle due ore, meglio lasciar perdere e concentrarsi su un record del mondo molto probabile, ma da collocare attorno a 2h02’30”.

Sarà uno scontro tra imperatori della corsa, tra sovrani del ritmo: in ordine alfabetico, e per corone conquistate, Kenenisa Bekele, Eliud Kipchoge, Wilson Kipsang. L’etiope ha 35 anni, i keniani quasi 33 e 35. Tutti e tre hanno già vinto a Berlino: Kenenisa l’anno scorso fallendo di sei secondi il record mondiale di Kimetto e trascinando Kipsang a 2h03’13”; Kipsang nel 2013 in 2h03’23”, allora record del mondo; Kipchoge nel 2015 in 2h04’00”, un record personale che avrebbe migliorato di quasi un minuto, 2h03’05”, sette mesi dopo, concedendo il bis a Londra e portandosi a 8” dal record.

“Dopo quel che sono riuscito a fare a Monza, credo che il record mondiale sia possibile”, ha detto Eliud che la bellezza di 14 anni fa, a Saint-Denis, divenne campione del mondo dei 5000 piegando in un indimenticabile finale Hicham El Guerrouj e Bekele, tre uomini in 32 centesimi, sul piede dei 12’53”. Sull’asfalto dell’autodromo, in quello che è stato etichettato lab-test per le disinvolte modalità usate da chi organizzava, il keniano rimase soltanto 25” al di sopra della barriera delle due ore. “Mi sento in gran forma e sono riuscito a svolgere una preparazione meticolosa”, mostra sicurezza Kipsang che sulle strade tedesche ha sempre dato il meglio: nel suo raccolto anche 2h03’42” a Francoforte nel 2011. Bekele, che ha rinunciato ai Mondiali ufficialmente per problemi fisici, non intende chiudere la stagione con il 2h05’57” che gli ha dato il secondo posto nella prova primaverile di Londra e soprattutto torna ad assaggiare le strade che un anno fa lo hanno spedito vicinissimo alla storicità dello Slam cronometrico nelle distanze medie, lunghe e lunghissime.

Gli incroci berlinesi dicono che Bekele ha battuto Kipsang e che Kipsang ha battuto Kipchoge. Il prossimo giro di carte è sempre più vicino e chi in mano avrà le migliori, tra ingaggio, premio e extra-bonus per il record del mondo, rischia di tornare a casa con mezzo milione di dollari.

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File allegati:
- Il sito della manifestazione


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